martedì 22 aprile 2008

TIBET

Ricevo e volentieri pubblico:
Vi chiediamo di leggere, firmare e far circolare questo documento.
Mentre gli intellettuali e gli artisti di tutto il mondo si mobilitano a sostegno del diritto del popolo tibetano alla sopravvivenza (perché subisce da 60 anni una colonizzazione genocida) e dei diritti umani in Cina, gli intellettuali italiani, seguendo il cattivo esempio della maggioranza dei politici nostrani, fanno finta di niente, tacciono, alcuni (per fortuna davvero pochi, come Vattimo) si schierano addirittura a difesa del Goliacinese, uno dei regimi più tirannici e sanguinari del pianeta, o, in modo più subdolo, altri editorialisti, (come Sergio Romano), liquidano la questione tibetana come un’inesorabile conflitto tra la modernità (la Cina contemporanea) e il conservatorismo arcaico (la civiltà tibetana). E anchese fosse vera l’identificazione della Cina con la modernità, allora dovremmo considerare legittima l’imposizione della “modernità” con la pulizia etnica,la tortura e le armi? E in cosa si differenzia questa “modernità” dalla“barbarie”? Anche gli sportivi “puri” che vogliono “preservare” le olimpiadi dalle ingerenze socio-politiche, dimenticano che l’idea fondante dell’Olimpiade esprime un principio etico ben preciso: un sano agonismo sportivo al posto(e contro) il conflitto tra popoli e individui. Purtroppo la cosiddetta “ragion di Stato” si trincera dietro il primato degli interessi economici su ogni diritto, per quanto legittimo. E questo oblio dei diritti è tanto più facile da gestire quanto più si mantiene la gente nell’ignoranza, e su quanto accade in Tibet da 60 anni si sa ben poco,l’arrogante politica cinese del respingere ogni notizia sul Tibet comeun’ingerenza illecita negli “affari interni”della Cina vince proprio suquesto piano. Noi vogliamo fare il contrario, far sapere a più gente possibile ciò che i tibetani hanno subito dall’invasione cinese del 1950 sino a oggi, con un elenco di fatti accaduti e accertati da molteplici organizzazioni umanitarie, da viaggiatori e giornalisti di tutto il mondo.Lasciamo a ciascun lettore il commento e la valutazione se sia lecito restare indifferenti o farsi addirittura complici silenziosi di fronte a questa “lista degli orrori”. - Divieto a giornalisti , turisti e agli stessi tibetani, di circolare liberamente nel territorio tibetano - i tibetani costretti a imparare a memoria le citazioni del Libretto rosso di Mao Zedong, e, a partire dagli 8 anni, confessare come crimine qualsiasi ostilità o indifferenza all’ideologia del Partito Comunista cinese, molte confessioni vengono estorte con la tortura e molti condannati vengono giustiziati, - esecuzioni capitali pubbliche di oppositori tibetani, alle quali i tibetani sono costretti ad assistere, le famiglie devono pagare il prezzo delle pallottole per riavere i corpi dei congiunti. - ad alcuni oppositori tibetani condannati a morte viene tagliata la lingua prima dell’esecuzione per impedir loro di morire gridando “Tibet libero”, - nei campi di prigionia, tibetani costretti a lavori forzati pesantissimi, con pochissimo cibo e costretti a mangiare nei contenitori dei loro escrementi. - tortura costante e feroce di tutti i prigionieri “politici”, - imposta statale sul grano che ha affamato la popolazione autoctona, mentre la collettivizzazione forzata era tutta orientata a sottrarre il prodotto i contadini tibetani in favore dei cinesi, provocando continue carestie. Vecchi e bambini costretti a lavorare, contadini retribuiti con un cucchiaio di cibo al giorno. Molti tibetani costretti a mangiare carogne di animali per sopravvivere o morti di fame o indotti al suicidio. Molti loro cadaveri usati per concimare il terreno. - chiusura delle attività commerciali tibetane a vantaggio di quelle cinesi, - trasferimento coatto dei tibetani dalle loro case e dalle loro zone d’origine, - trasformazione dell’assetto geologico e urbanistico delle aree naturali e degli insediamenti tibetani, - distruzione di quasi tutte le foreste e della fauna del Tibet,costruzione di edifici per i coloni cinesi nei parchi della capitale, - costruzione di una fabbrica di armi nucleari nella zona del lagoKakonor, - scarico di scorie radioattive nelle montagne himalayane del Tibet, - Impossibilità di muoversi per i tibetani sul proprio territorio o di espatriare senza autorizzazione cinese. Divieto di riunirsi in più di 3 persone nei luoghi pubblici, anche solo per mangiare o bere, - divieto di insegnamento nelle scuole della lingua e della cultura tradizionale tibetana, i bambini sono strappati alle famiglie ed educati secondo i modelli cinesi. Ai giovani tibetani è insegnata la derisione e il disprezzo della cultura autoctona e parlano tutti cinese. - i vestiti e le acconciature tradizionali tibetani sono proibiti, - controllo spietato delle nascite dei tibetani, che in molte zone si è tradotto nella sterilizzazione forzata e di massa delle donne, in altri casi in stupri delle donne tibetane da parte dei cinesi. - parti clandestini con pericolo di vita per madri e figli.Separazioni forzate fra madri e figli neonati, - colonizzazione cinese di massa dei Tibet fino all’attuale riduzione della popolazione locale a minoranza demografica… - Divieto della bandiera tibetana tradizionale e di immagini del Dalai Lama, - perseguitate le preghiere e gli atti devozionali come pratiche reazionarie e superstiziose, - centinaia di monasteri, anche molti antichi, saccheggiati e distrutti (quasi sempre costringendo gli stessi monaci e devoti adistruggerli) i blocchi di legno matrici dei testi religiosi usati come legna da ardere, le statue in terracotta distrutte, quelle in metalli comuni fuse, quelle preziose trasportate in Cina, - i monasteri non distrutti trasformati in tribunali politici,stalle, magazzini di merci, solo nei casi più rinomati in musei, - monache sverginate in modo pianificato con l’uso di manganelli.Monaci e monache costretti ad avere rapporti sessuali in pubblico. - - eccetera, eccetera La lista potrebbe continuare e incrociarsi con quella delle atrocità imposte agli stessi cittadini cinesi che rivendicano libertà civili e democratiche(non scordiamoci Tien Amen) ma dovrebbe essere già più che sufficiente a destare disgusto in qualsiasi persona dotata di un minimo senso etico,indipendentemente dalle convinzioni religiose, filosofiche e politiche. Ilproblema è che tale indignazione non è sufficiente, la Cina è ormai divenutala principale potenza demografica ed economica del mondo, con una forza espansiva dei suoi prodotti e della sua popolazione senza precedenti, il suo processo di democratizzazione è oggi quindi, più che mai, un problema internazionale e una questione che riguarda tutti noi.
Roma, 21 aprile 2008
Andrea Balzola, drammaturgo e docente universitario, Roma
Elisa Nicolaci, scultrice,
Roma Caterina Crisafi, insegnante, Roma
Maria Di Vita, pensionata, Roma
Renato Sala, ricercatore universitario, Alma Ata

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