venerdì 27 agosto 2010

Raccontare


E' pieno di storie interessanti, in giro. Amici, così come sconosciuti, mi avvicinano per raccontare storie. Li blocco sul nascere e non per cattiveria, ma perchè ho già almeno due storie in lavorazione. Di solito le storie vado a cercarmele. Vado in qualche paesino, vedo un personaggio che mi interessa e chiedo se vuol raccontarmi la sua storia.
Altre volte, con la storia già in testa, chiedo a testimoni su aspetti poco conosciuti. Una storia ne figlia altre, così che ho già pronte una trentina di storie. Mi capita di passare interi sabati ( il mio giorno libero) negli scantinati della biblioteca civica "Ubaldo Mazzini", a sfogliare annate de Il secolo XIX, Il Telegrafo, La Nazione. Nello scrivere Gli eroi sono finiti e Giètz!, sono ricorso spesso all'aiuto dei quotidiani d'epoca e mi sono imbattuto in storie incredibili, alcune citate appena nei lavori di cui parlavo. Altre me le sono annotate sulla moleskine, altre sono fotografate dalla camera e stanno nel pc. Nel pc, anzi nell'hard disk esterno, stanno pure i filmati e le foto. Mi porto sempre dietro la videocamera, filmo le persone mentre raccontano, filmo i luoghi. E' stato molto utile per Giètz!, visto che lavoravo con Hannes che è di Bolzano e non conosceva San Terenzo o Fiascherino. E' tutto lì nella memoria virtuale che ti puoi portare appresso. Ma torniamo alle storie. Quali sono "meritevoli" di essere raccontate? Dove cade la scelta? "Ah bene, questo non è mai stato raccontato!". Oppure: " questo è stato raccontato ma da un certo punto di vista, diverso dal mio". Per quel che mi riguarda arrivo a raccontare storie con un bel po' di arretrato, nel senso che in saccoccia ho già del buon materiale. Mi sono dato un termine. Del tipo: il ciclo di Bertani sarà di non più di 4 libri.Perchè con quelli penso di esaurire tutto quel che ho da dire, anche in merito al personaggio, che mi è servito per raccontare cose che mi stavano a cuore. Il personaggio è la testa di ponte. E' un mezzo, non il fine, almeno per me. Non è Sherlock Holmes o Maigret. E' una biella, importante si, nell' ingranaggio generale. Talvolta funge da Virgilio della situazione, talvolta semplicemente subisce gli eventi. Le storie appunto e la memoria. Per me è un conto aperto. Soprattutto le pieghe della storia, quelle dove ti puoi intrufolare per dare spazio o prenderne, a seconda dei casi. La Storia impone un passo indietro, non vai dietro al contemporaneo che spesso ti sfugge, che lo devi prendere per i capelli e spesso non ti resta in mano che qualche capello sfibrato. Certo, è una bella sfida raccontare la contemporaneità e l'ho fatto, anzi lo sto facendo, ma non si vedrà subito, quindi diventerà sedimento anche quello. Ciò che si racconta necessita di sedimentazione? Bah, forse, o forse è solo un fatto di coraggio, buttarsi a raccontare, in fondo il bello è tutto li