lunedì 5 gennaio 2015

perchè piango Pino Daniele

mentre il buio se ne va
 ti ritrovi a testa in giù
 perchè hai dato sempre
 e adesso non ce la fai più

Era la fine dei 70 e scoppia il neapolitan power di Napoli Centrale, Nuova Compagnia di Canto Popolare Toni Esposito Jenny Sorrenti Eugenio Bennato.Nell''85 Piscicelli  "dedicherà" al movimento il film Blues Metropolitano. L'81 è l'anno di Troisi, che dopo gli inizi di non stop (1977), realizza il suo primo film.
Pino esordisce, dopo gavetta con Bobby Solo, Jenny Sorrenti e Napoli Centrale ( ricordo un concerto a Spezia, festa dell'Umità del '76). Dopo l'esordio del '77 con un buon disco e un anthem come Napul'è, quello che per me risultò una folgorazione fu il secondo, Pino Daniele del '79. Non ascoltavo musica italiana, eccezione fatta per De Andrè e poco altro, tutto proiettato verso il jazz di Lester Bowie, Anthony Braxton e Davis, le ultime propaggini prog e l'arrivo della " nuova onda" inglese e americana. Ebbene, quel disco era un concentrato di energia, di cose nuove per il panorama italiano, un misto di jazzfunkbossasamba spinto, arrabbiato, fresco. Suonato benissimo, cantato in un italonapoletano che mio padre capiva a meraviglia e io mi facevo tradurre. Ricordo che ci sedemmo insieme ad ascoltare entusiasti." questo farà strada" disse Ermanno. Brani come "Je sto vicino a te", " Basta na jurnata e sole", " Chillo è nu buono guaglione", "Putessere essere allero", il singolo "Je so pazzo" e la tradizione partenopea di " E cercame e capì", "Viento", "il mare". Confesso che dai tempi dei tre dischi di Toni Esposito, non mi capitava di entusiasmarmi così per un disco italiano.
i nomi di Rino Zurzolo, Vitolo Potter e De Rienzo ( già con Esposito su "Gente distratta") de Piscopo ( che conoscevo come batterista jazz) Marangolo, divennero familiari. I tre dischi successivi furono un crescendo stupendo ed ebbi l'occasione di vedere la band dal vivo al Miro Luperi di Sarzana per il tour di Vai Mo'
la grandezza di Pino sta tutta qua. Una grande applicazione, che gli ha permesso una crescita notevole come musicista, umiltà, rigore e l'attuazione di un melting pot musicale esplosivo, che prendeva la lezione di James Senese, di Esposito, di Murolo, mescolava il tutto e creava "il suono" di Pino Daniele. Pino aveva il suo suono, aveva creato qualcosa di unico e inconfondibile, quello che manca oggi agli "artisti" fatti con lo stampino.