sabato 18 dicembre 2010

E SI CHIEDONO IL PERCHE' DEGLI SCONTRI




e si chiedono perchè la piazza esplode. Un perchè, uno solo?
Ne potrei snocciolare almeno 15 o 20. Non capirlo vuol dire stare fuori dalla società, dal paese che si vuole (?!?) governare. Significa stare ben lontano dalla gente, dai ragazzi,dalle famiglie, dai posti di lavoro. Non ascoltare ma raccontare barzellette. Non avere una casa, un lavoro, un futuro, qualunque esso sia. Sogni zero, ma almeno un cazzo di futuro, diciamo così, dignitoso. Posso dire che questi ragazzi hanno sopportato anche troppo a lungo, praticamente 2 anni. In un paese che crolla in tutti i sensi. Hai voglia a sentire il predicozzo di Saviano. Avrà pure ragione, ma quando sei a zero e pure preso per il culo non vedi più. Lo dico perchè ci sono passato. E leggetevi oggi quel che dice Alice ( su Repubblica). Ci risiamo con la lezione di Bolzaneto. La verità è che per il Palazzo chi scende in piazza è da sempre nullafacente e facinoroso ("mio figlio in piazza non c'era"-larussa, "gli studenti per bene sono a casa a studiare"-b.)e merita bastonate. Come gli abitanti dell'Aquila o di Terzigno. Certamente la violenza non porta da nessuna parte e soprattuto c'è chi, come un avvoltoio, non aspettava altro. Si chiama strategia della tensione. Repressione è la parola d'ordine ( riguardarsi il monologo di Volontè in Indagine su un cittadino...). Così facendo hanno creato tutte le condizioni perchè la rabbia montasse e potessero fare il lavoro che conoscono così bene dai tempi di Portella della Ginestra in poi.

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