martedì 16 settembre 2008

IL BANON, CHE DELIZIA IRRINUNCIABILE!













Chi legge questo blog, soprattutto se - come la sottoscritta e il marito, nelle cui pagine mi sono eccezionalmente intromessa - abita a Spezia, sarà di sicuro andato alla "Loggia de'Banchi" per cena. Si tratta di un locale nel centro storico, in fondo all'omonima piazzetta, dove si possono trovare delizie dal sapore inconfondibile e irresistibile, per nulla omologate al gusto corrente. Oltre al magnifico "Jamon serrano", un prosciutto spagnolo (ahimé) rarissimo qui in Liguria, l'altra rivelazione è il "Banon".



Per chi non lo sapesse, si tratta di un formaggio provenzale di cui si narra addirittura che fosse ghiotto l'imperatore Antonino, il quale ne mangiò tanto fino a morirne: la citazione l'ho presa da uno degli ultimi romanzi gialli che ho letto, "Il commissario nella tartufaia" di Pierre Magnan, pubblicato dalla Robin Edizioni nella collana "I luoghi del delitto".



Ebbene, una delle cose che più mi sono rimaste impresse nella mente è stata proprio la descrizione di questo formaggio, nelle prime pagine del libro: tant'è che l'altra sera, quando eravamo lì a cena e Gigi della Loggia - non è il cognome, intendevo dire che lavora lì - ce l'ha portato, graziosamente avvolto dalle foglie di insalata, ho subito detto ad Andrea: "Secondo me è il tomino di Banon, quello che piace al commissario Laviolette!".



Non so come ho fatto, è la prima volta che riconosco un cibo dopo averne letto la storia in un libro, e per di più senza mai averlo assaggiato: sta di fatto che ci ho preso, come mi ha confermato Gigi nel mostrarmi l'etichetta con su scritto "fromage de Banon". Per chi non lo sapesse, Banon è un borgo medievale fortificato a 800 metri d'altezza, posto nel distretto de Les Alpes de Haute-Provence, che si raggiunge attraverso la "Route de la lavande". Insomma, un paradiso di profumi, colori e soprattutto cibi squisiti: tra questi, la toma ottenuta dal latte di capra, "dalla pasta omogenea e cremosa, morbido e untuoso, sprigionante sentori di frutta secca e terra", come scrive Pierre Magnan a pagina 8 del romanzo. Proseguo con le sue parole, perché a questo punto le mie diventano superflue: "La crosta è bianca, con tendenza al giallo crema. Questo saporito caprino affina due settimane riposando in toupines (recipienti di terracotta), avvolto in foglie essiccate di castagno, previamente bagnate di acqua e aceto e legate con un filo di rafia; il tutto dopo essere stato frizionato con pepe e quindi immerso in acquavite o vinaccia. Accompagnato da un buon rosso e da una fetta di pane fresco, è una delizia cui una gola saggia non dovrebbe rinunciare" (sic!).

Isabella




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